Mistero Buffo, 50 anni di sberleffo al potere
Di Olga Battaglia
Chissà se qualcuno dei duemila studenti assiepati nell’Aula Magna della Statale in quel giorno di maggio 1969 intuì di assistere all’anteprima in fieri di un capolavoro.
L’università è occupata, la rivoluzione sembra alle porte, la fantasia potrebbe andare al potere, arriva Dario Fo e tiene una formidabile lezione-spettacolo. Niente slogan, niente ideologia, ma una galoppata attraverso il Medioevo visto e raccontato dalla parte del popolo. È il nucleo di quello che, pochi mesi dopo, diventerà “Mistero Buffo”.
Il resto è storia: decine di traduzioni, edizioni (l’ultima, per Guanda, nel 2018), versioni, il successo planetario e la consacrazione del Nobel. Un classico impossibile da comprimere in una struttura chiusa. Mercuriale come il suo autore, che negli anni, insieme a Franca Rame, ha continuato ad aggiornare quel canovaccio messo per la prima volta alla prova 50 anni fa in via Festa del Perdono.
Mistero Buffo compie mezzo secolo e per l’occasione torna in scena con Mario Pirovano, allievo fedelissimo che conosce bene i segreti di questa giullarata all’ennesima potenza che si fa beffe del potere tra sacro e profano, vangeli apocrifi e vocazione satirica, grammelot e iconografia medievale.
Dodici repliche al Piccolo di via Rovello (da domani al 20 ottobre) saranno introdotte ogni sera da un protagonista del mondo della cultura e dello spettacolo, ognuno con un ricordo, una storia personale e artistica legata alla formidabile coppia Fo-Rame. Comincia domani alle 19.30 il figlio Jacopo. Seguono in ordine sparso Simone Cristicchi, Paola Cortellesi, Carlo Petrini, Marco Paolini, Marco Baliani, Natalino Balasso, Ascanio Celestini, Moni Ovadia, Antonio Ricci, Marco Travaglio.
Articolo pubblicato su Leggo.it il 7 ottobre 2019