“Mistero buffo” cinquant’anni di un capolavoro
di Rodolfo di Giammarco
Cominciò ad avvenire tutto 50 anni fa, e l’evento costituì un ciclone, uno tsunami. Il 30 maggio 1969 Dario Fo entrò nell’Aula Magna dell’Università Statale di Milano, occupata da oltre 2000 studenti, per presentare in anteprima assoluta il suo “Mistero buffo”, lo spettacolo costruito e messo in atto da lui e condiviso da Franca Rame. Fu l’avvio di un percorso che affascinò ed emozionò subito centinaia di migliaia di persone, spesso non habitué del teatro, non frequentatori di platee convenzionali. Riproposto dal 1969 ad oggi in oltre 5000 allestimenti, in Italia e all’estero, in qualunque spazio sociale, e anche nelle chiese, e sempre arricchito di nuovi capitoli e ulteriori giullarate, “Mistero buffo” è il must della drammaticità comica con radici che affondano nelle tradizioni popolari, nella ritualità plebea delle sacre rappresentazioni medievali (i cosiddetti “misteri”), e nei temi, nelle trame, nelle tecniche della commedia dell’arte. Dario Fo e Franca Rame ne hanno documentato una vera e propria storia profetica e ironica, ne hanno sostenuto la forza genuina di un manifesto di ribellione contro l’ingiustizia, e ne hanno tutelato il profondo risultato di una ricerca linguistica espressa col grammelot, un misto di dialetti padani di cui le performance vocali di Fo hanno sempre ribadito l’energia grottesca, l’umana trasmissione, la fisica entità. E ora fabulatore di gran talento cresciuto con loro (oltre che artista insostituibile per tante e tante stagioni della loro pratica teatrale), Mario Pirovano è il prosecutore di questo miracolo profano, in scena da domani alla Sala Umberto con “Mistero buffo – 50 anni di un capolavoro teatrale 1969-2019”.
Articolo pubblicato su La Repubblica il 20 ottobre 2019