“Mistero Buffo” di Dario Fo torna in Statale 50 anni dopo: appello agli studenti di allora
Replica del capolavoro nella stessa aula in ateneo dove debuttò nella magica anteprima del 30 maggio 1969. Jacopo Fo e Radio Popolare lanciano un appello per ritracciare chi c’era e invitarlo alla festa del cinquantenario
di Giuseppina Manin
Quel Mistero, per nulla sacro ma molto Buffo, andò in scena la prima volta in Statale 50 anni fa. E fu una lezione di storia inaudita, travolgente e festosa. «Alla fine i ragazzi esplosero. Avevamo fatto scoprire l’esistenza di una poesia e una cultura popolare di straordinaria vitalità» ricordava Dario Fo quando gli chiedevano di quella magica anteprima del 30 maggio 1969. Serata calda in ogni senso, per il clima che si respirava nell’università occupata, con gli studenti in assemblea permanente, sit-in, tazebao, bandiere rosse.
Invitato a tenere un comizio, quella sera di quasi estate Fo entrò in Aula Magna, e davanti a tremila giovani pigiati nei banchi, accovacciati a terra, decisi a cambiare il mondo, esordì in modo inaudito. Non parlò di Marx o Lenin o Che Guevara. Parlò di letteratura italiana. A modo suo, s’intende. Da inimitabile professore giullare qual era, attaccò con «Rosa fresca aulentissima», il poema di Cielo d’Alcamo, svelandone, tra le risate, il vero significato censurato. E poi via con un «cunto delli cunti» di papi vanesi e vescovi feroci, santi ubriaconi e poveri cristi in croce…
Due ore di un Medioevo non troppo lontano, visto che il potere usa sempre gli stessi mezzi per sopraffare i deboli: incutere paura, seminare ignoranza, false notizie. Per questo, concluse, se si vuol capire il presente è essenziale conoscere il passato. Soprattutto quello occultato dalla storia ufficiale ma preservato in testi sepolti in archivi e biblioteche e da lui riscritti in chiave satirico-grottesca per quel Mistero Buffo destinato a conquistare il mondo e fargli acchiappare nel 1997 il Nobel.
Cinquant’anni dopo quella leggendaria prova generale, Dario non c’è più. E neanche Franca Rame, sua compagna di vita e arte. Ma il loro capolavoro vive, pronto a conquistare nuove platee, a riaggiornarsi sull’esempio dei suoi autori, che ogni mattina leggevano i giornali e ogni sera riscrivevano i prologhi sulla scia della cronaca.
E così il 21 maggio, dalle 17 alle 19, Mistero Buffo (appena ristampato da Guanda nell’arco dell’integrale delle opere di Fo-Rame) tornerà riveduto e corretto secondo i tempi sul «luogo del delitto», stessa aula della Statale, nuova platea di studenti, i nipoti di quelli di allora. E con loro i padri e i nonni, visto che Jacopo Fo e Radio Popolare lanciano un appello per ritracciare chi c’era quella sera del ‘69 e invitarlo alla festa del cinquantenario.
Organizzata dalla Compagnia Teatrale Fo Rame con l’Università degli Studi di Milano e Corvino Produzioni, e il Patrocinio del Comune di Milano, la kermesse vedrà in cartellone il saluto del rettore Elio Franzini, gli interventi del professor Alberto Bentoglio del dipartimento Beni Culturali, del regista Felice Cappa sul rapporto tra il Mistero e le immagini, gli aneddoti di Jacopo Fo sulla genesi del testo. Piatto forte teatrale, tre famose giullarate: Bonifacio VIII e La fame dello Zanni con Mario Pirovano, appassionato epigono di Fo, mentre Lucia Vasini si cimenterà con Maria sotto la Croce, cavallo di battaglia di Franca.
«L’idea del Mistero – racconta Jacopo – nasce mentre mio padre lavorava con Ernesto De Martino e Roberto Leydi su “Ci ragiono e canto”. Quelle ricerche sul repertorio popolare lo condussero a dei manoscritti notarili sui cui margini bianchi erano annotati titoli di difficile decifrazione: Gioco dei doppi, Risus pascalis… Ma appena mia madre, figlia di comici dell’arte, li vide, capì che erano le parole chiave di antichi canovacci teatrali, gli stessi usati dai Rame per i loro spettacoli. I brevi sunti che seguivano dettero lo spunto a Dario per costruire le sue giullarate».
Le celebrazioni non finiranno qui. «Il Mistero approderà a Sestri Levante il primo ottobre, stessa data del debutto nazionale del ‘69, e quindi, dall’8 ottobre sarà per la prima volta al Piccolo Teatro – annuncia Mattea Fo, figlia di Jacopo -. Una grande gioia visto che proprio in via Rovello mio nonno aveva iniziato con le sue prime farse. Con Pirovano a interpretare i brani di Dario e Franca, introdotti ogni sera da un personaggio della cultura vicino al mondo dei Fo». «Ho recitato i testi di Dario in tutta Italia ma niente è comparabile alla felicità di portarli al Piccolo – esulta Pirovano -. Ci sono voluti 50 anni per questo approdo. La vita è proprio un Mistero Buffo!».
Articolo pubblicato da Corriere della Sera il 16 maggio 2019