Jacopo Fo: “La Rai umilia mio padre Dario”

Jacopo Fo: “La Rai umilia mio padre Dario”

La protesta: la tv di Stato ignora i 50 anni di “Mistero buffo”

di Anna Benedettini

«A un certo punto sì, ho anche sperato che la vicinanza di mio padre con il Movimento 5 Stelle potesse servire per smuovere le acque. Ma niente. Sono i 50 anni dal debutto di Mistero buffo, il capolavoro di Dario Fo, conosciuto e applaudito in tutto il mondo e alla Rai nessuno pensa di mandarlo in onda. Non tirano fuori nemmeno una serata per ricordare un signore che è pur sempre un Nobel. È umiliante». Prima solo svolazzi, ora porte in faccia. Jacopo Fo lamenta la cancellazione della memoria storica dei suoi illustri genitori, Dario Fo e Franca Rame. Racconta telefonate, richieste d’incontri con dirigenti Rai, proposte di messa in onda senza risposta. Denuncia che perfino il MusALab di Verona dove è conservato l’archivio prezioso Fo-Rame, migliaia di oggetti tra cui copioni e prime stesure, è lì dimenticato dal ministero della Cultura, visitabile solo telefonando a un custode, e le uniche iniziative che lo tengono “vivo” – l’ultima una mostra di giovani artisti visivi ispirati da Dario e Franca tra cui il figlio di Mogol, Alfredo – sono quelle organizzate dalla famiglia con Marisa Pizza, la curatrice.
Jacopo, l’anniversario di “Mistero buffo” è la goccia che ha fatto traboccare il vaso?
«Mi sarei aspettato che la Rai lo mandasse in onda. Ha le registrazioni, invece niente. Da mesi ho proposto anche l’ultimo spettacolo di mio padre, il Mistero buffo dell’Auditorium a Roma nel 2016 davanti a 3mila persone, un documento unico. Niente. Ho proposto le lezioni di teatro di Dario e Franca, una sorta di “Manuale dell’attore in video” che potrebbe fare il giro del mondo. Niente. Rai 3 avrebbe dovuto mandare tre puntate del “meglio di” tra le 25 andate in onda sulla vita dei miei genitori, ma sono scomparsi. In Rai nessuno risponde».
Nemmeno Freccero? Il direttore di Rai 2 conosceva suo padre, ed è amico dei 5 Stelle come lui.
«Abbiamo provato con tutti, mi creda. Ho anche chiesto una mano a Gianmarco Mazzi, non uno qualunque, un manager tv che era tra i candidati ai vertici Rai un anno fa. Ma nemmeno lui è riuscito a smuovere qualcosa. È questa la nuova Rai che ascolta la gente? Per non parlare dell’indifferenza verso la memoria storica del teatro di Dario e Franca».
Cioè?
«Il MusALab che conserva l’archivio Fo-Rame, un patrimonio enorme, oltre 90 anni di storia d’Italia. Franceschini, l’ex titolare del Mibact ce lo aveva assegnato perché mio padre minacciava di portare tutto in Svezia. Ma c’era anche il progetto di valorizzazione, ridigitalizzare tutti i materiali e fare un museo realmente interattivo. C’era perfino l’idea di abbinare l’ex dogana di terra sempre a Verona per ricostruire, col progetto di mio padre, gli ambienti della Giulietta shakespeariana. Ma Bonisoli, il ministro di oggi, prima ci ha dato un appuntamento poi ha disdetto e non si fa più trovare. Questo governo ci è nemico».
Ma come? I 5 Stelle non erano amici di Fo?
«Mio padre sicuramente è un patrimonio di idee legato ai 5 Stelle. Ma qualcuno lo ricorda? Del libro che scrisse con Casaleggio e Grillo non si sente più parlare. E poi non pensavo che dovesse esserci del privilegio verso mio padre perché era un sostenitore dei 5 Stelle ma per una attenzione culturale verso un Nobel e verso una delle attrici che hanno fatto la storia del teatro. Ma ho l’impressione che i penta stellati gestiscano solo la routine. Non c’è attenzione per l’artigianato, per il mestiere… Finirà che porto davvero tutto in Svezia, come voleva fare mio padre».

Articolo pubblicato su La Repubblica il 4 Luglio 2019