10 domande a Mario Pirovano
di Laura Elia
A cinquant’anni dal debutto di Mistero Buffo di Dario Fo e Franca Rame nell’Aula magna della Statale di Milano, oggi Mario Pirovano riporta in scena al Teatro Sala Umberto la celebre opera del premio Nobel lombardo.
Che effetto fa essere l’erede teatrale di Dario Fo?
«Credo solo di aver avuto la fortuna di incontrare e lavorare con Dario e Franca».
Comincia a recitare a 42 anni. La sua passione nasce proprio con “Mistero buffo”?
«Sì. È un pezzo che ho amato dalla prima volta che l’ho visto. Mi trovavo a Londra, dove ero emigrato anni prima».
Da cosa rimase affascinato?
«Dal tipo di spettacolo e dalle storie, non avevo mai visto nulla di simile».
Perché dopo 50 anni è ancora attuale?
«Per i temi trattati, come la prepotenza e il razzismo. Purtroppo più si va avanti e più sono attuali».
Il suo monologo preferito?
«Il primo miracolo di Gesù bambino e Bonifacio VIII».
Il ricordo più bello con Dario Fo e Franca Rame?
«Una volta siamo rimasti fuori casa e sono saltato sui cornicioni. Franca urlava spaventata, Dario mi incitava. È stata una scena bellissima».
Che ricordo ha della sua prima volta sul palco?
«Non ho dormito tutta la notte».
Come definirebbe il teatro?
«È provocazione, il teatro se vuole può essere fastidioso».
Se non avesse fatto l’attore cosa avrebbe scelto?
«Non so, cambiavo spesso lavoro perché non ero mai soddisfatto».
Fino a quando sarà in tournée?
«Fino al 7 dicembre. Sarò in giro con lo spettacolo in Italia e all’estero».
Articolo pubblicato su Il Messaggero- Cronaca di Roma il 21 ottobre 2019