“Mistero Buffo”: dopo Dario, Mario.
Di Sergio Parini
Chi non ha mai visto “Mistero Buffo”, o ha voglia di rivederlo, può andare il 22 marzo al teatro Lirico Giorgio Gaber a Milano. Questo capolavoro viene riportato in scena non da Dario Fo, naturalmente, che purtroppo non c’è più, ma da chi dopo di lui è riuscito meglio a interpretare quell’opera: Mario Pirovano. Di lui, Fo ha scritto: “è un autodidatta di grandi qualità espressive. Per anni è stato ad ascoltare le mie esibizioni, ha seguito le lezioni e le dimostrazioni che davo ai giovani attori. Alla fine ha assimilato come un’idrovora tutti i trucchi e la “sapienza” del mestiere al punto da poter arrivare ad esibirsi da solo con grande successo… ho assistito ad una sua esibizione… L’ ho trovato eccezionale. Soprattutto non mi faceva il verso, non mi imitava. Dimostrava una propria carica del tutto personale, una grinta di fabulatore di grande talento.”
La storia di Mario è qualcosa di eccezionale, è un esempio di come saper cogliere le occasioni che ci offre la vita e credere in se stesso possa cambiare l’esistenza, renderci padroni del proprio destino, invece di subirlo.
Nato in una cascina contadina alle porte di Milano, Mario a 24 anni si trasferisce a Londra, dove fa ogni genere di lavoro: commesso da Harrods, cameriere in un ristorante macrobiotico… Un giorno in un teatro arrivano Dario Fo e Franca Rame, portano a Londra “Mistero Buffo”.
E Pirovano decide di andarci.
Quel giorno, la sua vita cambia.
Lo spettacolo gli piace talmente che ci va il giorno dopo, e il giorno dopo ancora. Finché la coppia non lo nota, nasce un’amicizia e gli propongono di venire a Milano con loro. Mario accetta al volo, si trasferisce a casa loro e diventa una specie di factotum: aiuto elettricista, traduttore, aiuto macchinista, vende i libri della compagnia Fo-Rame nell’intervallo degli spettacoli.
E li guarda, gli spettacoli. Sera dopo sera.
Apprende non solo i testi, ma la gestualità, la mimica, i tempi comici: li fa propri. Sta a bottega, proprio come si faceva una volta, e impara.
Finché un giorno, per sedare una mezza rissa tra ragazzini tifosi, non si mette a recitare un pezzo di “Mistero Buffo”. E funziona. Poi inizia ad avere ruoli negli spettacoli della coppia. Poco a poco comincia a esibirsi in proprio. Prima in piccoli posti di provincia, poi con successo sempre crescente.
Oggi ha recitato (non solo “Mistero Buffo” ma anche “Johan Padan”, “Lu Santo Jullare Francesco”, “Ruzzante” e altri) in mezzo mondo: in quasi tutta Europa, in America, in Asia, in Africa, persino in Australia, spesso in inglese o in spagnolo. E ora approda per una serata unica in uno dei più grandi teatri di Milano, il Lirico (1.600 posti), guarda caso oggi intitolato a uno dei grandi amici di Dario e Franca, Giorgio Gaber.
Mario è un amico, lo conosco dal 1983, da quando approdò a casa Fo-Rame. Ma non è per questo che ne parlo.
Ne parlo perché ci voleva un Mario Pirovano, nato contadino e formato a bottega dal maestro, per dar vita a un perfetto giullare moderno, quale lui è oggi. L’interprete ideale di “Mistero Buffo” (dopo Dario Fo, naturalmente).
P.s. Mario mi ha dato una dritta: chi vuole andare a vedere lo spettacolo, può avere il 20% di sconto sul biglietto se lo acquista online. Basta cliccare su https://teatroliricogiorgiogaber.it/produz…/mistero-buffo/
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Sergio Parini