Sulle colline intorno a Gubbio per scoprire i segreti del teatro e della parola

Sulle colline intorno a Gubbio per scoprire i segreti del teatro e della parola

Un viaggio nell’antico borgo ma anche nell’Università di Alcatraz dove si respira l’eredità di Dario Fo

di Luca Pelagatti

Una città medievale con tanti retaggi di quando qui passavano le legioni romane. E’ con un fascino speciale che nasce nel contrasto tra le sue antiche case e le colline verdi che le stanno intorno.
Stiamo parlando di Gubbio, una splendida cittadina a 40 km da Perugia, celebre nel mondo e sempre capace di affascinare chi arriva anche grazie ad una struttura urbanistica che risale al Medioevo ma è rimasto quasi immutata a tutt’oggi coi suoi monumenti costruiti in pietra.
Per entrare nel suo cuore occorre andare oltre la cerchia muraria passando per le sei porte che ancora conservano avanzi di decorazione pittorica, stemmi della città o addirittura gli antichi battenti lignei. Poi una volta all’interno non si possono non vedere il palazzo dei Consoli (che oggi ospita il Museo Civico), il palazzo del Podestà, il palazzo Ducale e la Cattedrale prima di fare andare lo sguardo intorno nella piazza Grande. Tutto questo senza dimenticare, è ovvio, i ricordi di San Francesco (la chiesa della Vittorina fu davvero costruita nel luogo in cui Francesco incontrò il lupo di Gubbio?) e la ricca tradizione gastronomica.
Ce ne sarebbe più che abbastanza per una gita di qualche giorno. Ma l’idea è quella di abbinare alle bellezze di Gubbio anche qualcosa di speciale che si trova a soli 22 km di distanza. Si tratta della Libera università di Alcatraz (www.alcatraz.it/) un luogo di vacanze diverso fondato nel 1981 da Jacopo Fo, il figlio di Dario Fo e Franca Rame. E’ un grande spazio di 420 ettari all’interno dei Boschi di Montelovesco – Monte delle Portole, un territorio che ha la caratteristica di essere stato conservato intatto e protetto. In questo polmone naturale si può dormire nelle casette degli gnomi, nelle eco-suite, nei mini appartamenti nel bosco o nelle tende sospese per una alternativa al villaggio organizzato ideale anche per gli appassionati di outdoor dove il relax è garantito ma dove viene proposto un programma di attività culturali, eventi, spettacoli teatrali e workshop.
D’altra parte qui hanno sede parte dell’Archivio di Dario Fo e Franca Rame (l’altra parte è a Verona) e la Compagnia Teatrale Fo-Rame e questo parco-museo ospita sculture gigantesche ad opera di Jacopo e Dario Fo e nel bosco, 24 totem riportano il nome di quaranta donne. E’ il viale delle Giuste.
Ma per chi volesse poi mettersi alla prova tuffandosi nel magico mondo della parola e della commedia proprio in questi giorni c’è l’occasione giusta. Dal 17 al 24 agosto, Lucia Vasini, Mario Pirovano e Jacopo Fo accompagneranno il pubblico in un percorso che toccherà tecniche e aspetti fondamentali della recitazione, della regia e della dialettica scenica utilizzando testi che hanno fatto la storia.
Lucia Vasini, attrice che ha recitato tra gli altri, con Dario Fo e Franca Rame, Gabriele Salvatores e Paolo Rossi, insegnerà a riconoscere le proprie maschere per essere spontanei ed autentici nel gioco del teatro. Si chiama cabaret terapeutico. La maschera aiuta tutti quanti a difenderci dalla paura di essere giudicati dagli altri e qui si imparerà a riconoscerle attraverso giochi teatrali di improvvisazione diventando ora clown, ora manager frenetiche, mogli insoddisfatte o famme fatale. Con Mario Pirovano che da anni, sul modello di Daio Fo e Franca Rame, porta avanti la tradizione degli antichi narratori e giullari si imparerà invece a creare, smontare e ricostruire situazioni teatrali studiando i meccanismi che legano voce-gesto-corpo e creano la magia del teatro. I testi con i quali dovranno cimentarsi i partecipanti saranno quelli di Mistero Buffo, l’opera di Dario Fo che gli fece assegnare il premio Nobel. Jacopo Fo (di cui a settembre uscirà il libro «Com’è essere figli di Franca Rame e Dario Fo») si occuperà, invece, di raccontare i meccanismi che stanno dietro all’interpretazione recitativa, svelando alcuni segreti essenziali del mestiere dell’attore.
Si parlerà quindi di come la mente lavora mentre recitiamo, di come il pubblico legge l’azione scenica in modo quasi subliminale, e di come la conoscenza di questi meccanismi, possa offrire strumenti utili al narratore. Perché come dice Woody Allen «la mente mente». E non solo quella dell’aspirante attore. Ma anche quella di tutti noi.


Articolo pubblicato su Gazzetta di Parma il 15 agosto 2019