Il Mistero Buffo di Mario Pirovano
L’attore in anteprima nazionale a Città di Castello con il celebre testo del maestro Dario Fo, 50 anni dopo. «Un’attualità sconvolgente, sempre con il sorriso»
di Sofia Coletti
Un giullare sulle orme di Dario Fo. Con lo stesso spirito irriverente e provocatorio. E con la certezza che «la risata resta l’unica arma per denudare e sconfiggere il potere». Mario Pirovano, erede ufficiale e allievo prediletto del Premio Nobel per la letteratura, è pronto per una nuova sfida artistica: a 50 anni dal debutto, è lui a riportare in scena ‘Mistero Buffo’ con anteprima nazionale assoluta e unica data per l’Umbria fissata per sabato alle 21 agli Illuminati di Città di Castello.
«SONO FELICE ed emozionatissimo» dice l’attore milanese, umbro d’adozione («da trent’anni vivo a Santa Cristina di Gubbio», che con estro e originalità ha portato e tradotto in tutto il mondo le opere di Dario Fo e Franca Rame. Dopo la recita tifernate, ‘Mistero Buffo 50’ sarà il primo ottobre a Sestri Levante («Dario ci debuttò lo stesso giorno del 1969, nello stesso teatro»), poi per 13 giorni a Milano, alla sede storica del Piccolo, per salpare verso Bielorussia e Canada.
Pirovano, come nasce questa operazione?
«Era il maggio del ’69 quando Dario Fo venne invitato all’Università Statale di Milano occupata da oltre duemila studenti. Tutti si aspettavano una lezione sulla Cina, lui parlò delle origini della lingua e della letteratura italiana svelando la mistificazione del “Contrasto” di Cielo d’Alcamo. La storia iniziamo così, mezzo secolo fa».
Come sarà il suo Mistero Buffo?
«Resta quel meraviglioso impasto di racconti orali, leggende e documenti di teatro popolare, io ci inserisco pezzi più rari come il ‘Miracolo di Lazzaro’ e la ‘Nascita del giullare’ e le introduzioni basate sull’attualità del momento». Perché lo riporta in scena?
«Perché la memoria è labilissima e ci sono tanti ragazzi, che oggi non hanno visto né sentito parlare di Mistero Buffo. Un testo di attualità travolgente, perché parla di potere, ingiustizia, fame, ribellione. Ma sempre con il sorriso».
Com’è nato il legame con Fo?
«Negli anni ’80 ero emigrato a Londra. E lì salutai Dario e Franca Rame ma loro mi invitarono a vedere Mistero Buffo. Quello spettacolo mi sconvolse, per un mese andai a teatro tutte le sere. Alla fine Franca mi chiese di seguirli e lavorare con loro. Non li ho più lasciati».
È considerato l’erede ufficiale di Dario Fo…
«Oggi i diritti d’autore sono liberi, tutti possono portare in scena le sue opere, ma io sono l’unico che Dario ha recensito, con una lettera magnifica scritta dopo avermi visto recitare di nascosto a Castiglione del Lago. Fu lui a spingermi ma ci ho messo 15 anni per studiare e imparare Mistero Buffo»
Articolo pubblicato su La Nazione il 24 settembre 2019