“Iniziai a recitare per caso, mi nascondevo da Dario”. Intervista a Mario Pirovano, l’attore-giullare.

“Iniziai a recitare per caso, mi nascondevo da Dario”. Intervista a Mario Pirovano, l’attore-giullare.

Tocca a lui, ora che Dario e Franca non ci sono più. Mario Pirovano reciterà Mistero buffo, 50 anni dopo la prima. Nello stesso teatro, l’Ariston di Sestri Levante, dove Fo debuttò con la sua giullarata il 1° ottobre 1969. Poi Pirovano la porterà al Piccolo Teatro Grassi, dell’8 al 20 ottobre. Il 21 sarà sul palco della Sala Umberto di Roma. E infine Canada, Israele, Bielorussia… “E pensare che io non sapevo neppure cosa fosse il teatro”, racconta. La sua è una storia da giullarata moderna. “Erano i primi anni Ottanta. Io, nato a Pregnana Milanese – un paese che si chiama Pregnana perché ci facevano la monta per rendere pregne le vacche – vivevo a Londra, dove vendevo voli charter tra l’Italia e l’Inghilterra. I miei miti erano gli Animals, i Beatles, i Rolling Stones. Amavo la chitarra elettrica, al teatro proprio non pensavo”.

DARIO FO arriva a Londra, per portare in scena il suo Mistero buffo. “Con un amico vado a trovarlo prima dello spettacolo, per onorare la sua figura politica, il suo essere un punto di riferimento per il Movimento. Lui ci accoglie, chiacchiera con noi. Poi ci dà appuntamento a dopo lo spettacolo. Ma io non avevo nessuna voglia di andare a vederlo. Consideravo noioso il teatro e non avevo neppure il biglietto. Mi sono sentito obbligato a restare. Mi sono seduto in platea. Ho riso per due ore. E ridevano anche gli inglesi, che evidentemente capivano il grammelot di Dario. Poi Franca Rame mi ha proposto di andare a lavorare con loro. Detto fatto: per 15 anni sono stato con Dario e Franca, vivevo a casa loro”.
Pirovano ha fatto il trovarobe, l’autista, l’aiuto suggeritore, la comparsa… “Soprattutto vendevo il materiale durante gli spettacoli: libri, dischi, manifesti, audiocassette, videocassette…”. Poi, un bel giorno, gli capita la seconda occasione che gli cambia la vita. “Ero ad Alcatraz, dove Jacopo Fo, il figlio di Dario e Franca, gestisce la sua Libera Università. C’erano dei ragazzi in visita con i loro professori. Mentre lavoravo nell’orto, non visto, sento un gruppo di ragazzi che litigano furiosamente tra loro, dicendosene di tutti i colori. Salto fuori e li riprendo: ‘Ma cosa dite? Ma come vi trattate?’. Per far capire che avevano sbagliato, racconto loro un pezzo del Mistero buffo: Il primo miracolo di Gesù Bambino. Mi accorgo che lo so a memoria, glielo recito tutto. La sera le insegnanti, a cui i ragazzi avevano raccontato la cosa, mi chiedono di recitarlo di nuovo. Volevo scappare. Ma insistono, lo devo fare. Così ho cominciato a fare l’attore”.
Non ha più smesso, Pirovano. “Io non volevo farmi vedere da Dario. Mi vergognavo. Ho recitato Il miracolo di Lazzaro all’Università di Firenze, nel corso del professor Pio Baldelli, ma prima ho aspettato che Dario uscisse dalla sala. Una sera ho recitato il Mistero buffo a una festa dell’Unità in Umbria. Dario era venuto e si era nascosto nel pubblico. Il giorno dopo viene da me e, ridendo, mi urla: “Ti ho visto ieri sera!”.
Sono tante le storie che si sono via via aggiunte a Mistero buffo. “A recitarle tutte non basterebbero due giorni”, ride Pirovano. Alla serata di Sestri per ricordare i 50 anni metterà in scena le sue preferite: Nascita del giullare; La fame dello Zanni; Resurrezione di Lazzaro, Bonifacio VIII e Il primo miracolo di Gesù Bambino. “Nella prima, si racconta che il giullare nasce da un miracolo di Gesù: un contadino era stato privato di tutto, del suo campo, dei suoi figli, della moglie violentata dal Signore. Arriva Gesù che con un bacio gli dà la capacità di reagire, raccontando la sua storia: lo trasforma in un giullare”.

Articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano il 28 settembre 2019.