Torna «Il mistero buffo» Dario Fo riletto dalla Vasini

Torna «Il mistero buffo» Dario Fo riletto dalla Vasini

Di Titti Giuliani Foti

Il teatro Corsini di Barberino mette in scena il più famoso testo del premio Nobel. Una giornata dedicata alla riflessione sul ruolo delle donne anche dal palcoscenico

«Per me? E’ un onore recitare le parti femminili del Mistero Buffo, lo considero un ritorno alle origini e sono molto emozionata». L’appuntamento è per domani al Teatro Corsini di Barberino di Mugello che dedica una intera giornata alle donne. In scena Lucia Vasini porta il «Mistero Buffo. Parti Femminili», uno spettacolo che celebra la figura della donna, e dedicato all’oggi, momento storico in cui il mondo non è mai stato così poco degli uomini. Una serata che inizia alle 17 – spettacolo alle 18 – e al Teatro Corsini incontri, poesie e letture con Lucia Vasini.
Uno spettacolo che celebra la figura della donna Vasini?
«Sì, è molto importante soprattutto perché è dedicato all’oggi, al momento storico che stiamo vivendo».
Lei è stata una delle poche a condividere in scena l’arte del premio Nobel. «Ho avuto un rapporto speciale soprattutto con Franca Rame che mi ha sempre aiutato nella mia carriera. Era una grande creativa, volitiva, donna speciale e generosa. Che se poteva aiutare una donna, si faceva in quattro».
Come vi siete incontrati?
«Ho cominciato a lavorare con Dario Fo e Franca nei lontani anni ‘78-’79. Loro sono stati i miei maestri e adesso, recitando i loro testi mi sembra di averli ancora qui, vicini a me».
In scena da sola nel leggendario Mistero Buffo. Non le fa paura?
«Non è un inizio per me, caso mai è un continuare da dove mi sono fermata. E di conseguenza stare in qualche modo vicino a questa coppia straordinaria che ha dato tanto allo spettacolo mondiale».
Ci parli del testo.
«Io porto in scena le parti femminili del Mistero: Jacopo Fo ci tiene particolarmente a questa distinzione, faccio miei i ruoli che furono di Franca. E’ un lavoro talmente alto che tutte le volte imparo qualcosa, perché oltre all’impegno mentale, c’è tanta fatica fisica».
Dunque lei niente «gramelot»?
«Interpreto solo un piccolo pezzo, di quello che faceva Dario Fo, lo stesso che Franca Rame usava per insegnare alle sue allieve nella Libera università di Alcatraz».
Come vi siete incontrate con la Rame?
«C’è stato un momento, negli anni 90, che la mia compagnia formata da Paolo Rossi e Giampiero Solari si era sciolta, ed io ero rimasta sola. Per una donna in Italia non è facile ricominciare daccapo: le occasioni non sono semplici. Mi chiamò e mi disse semplicemente, ti aiuto io. E’ stato il coronamento di un’amicizia e di una condivisione a cui avevo sempre creduto».

Articolo pubblicato su La Nazione il 23 Novembre 2019