“Mistero Buffo” con Mario Pirovano al Comunale di Lonigo – 15 febbraio 2020

“Mistero Buffo” con Mario Pirovano al Comunale di Lonigo – 15 febbraio 2020

Lonigo – Ritorna, sul palcoscenico del Teatro Comunale di Lonigo, “Mistero buffo”. A cinquant’anni dal debutto, a riproporlo, sabato 15 febbraio, alle 21, è Mario Pirovano, attore autodidatta, cresciuto alla scuola di Franca Rame e Dario Fo, di cui è considerato l’erede artistico. Era il 30 maggio del 1969 quando, nell’aula magna dell’Università statale di Milano, occupata da oltre duemila studenti, Fo presentò in anteprima assoluta il suo Mistero buffo: fu l’inizio di un percorso che attrasse centinaia di migliaia di persone, la maggior parte delle quali del teatro non frequentavano i circuiti classici e convenzionali.

“In mezzo secolo – si legge nella presentazione – lo spettacolo è stato riproposto in oltre cinquemila allestimenti in tutto il mondo. Artefice di questo capolavoro è l’indimenticata coppia Rame-Fo con un ineguagliabile impasto comico-drammatico le cui radici affondano nel teatro popolare, quello delle sacre rappresentazioni medievali (chiamate misteri), dei giullari e della commedia dell’arte. L’opera è una collezione di racconti orali, leggende e documenti di teatro popolare attinti da varie regioni italiane. I monologhi, fortemente provocatori, hanno il sapore ironico e profetico capace di divertire, stimolare e affascinare oltre alla capacità di riuscire a coinvolgere anche le più giovani generazioni”.

“I giullari recitavano tra mercati, piazze e cortili, talvolta nelle chiese. Nelle sette esilaranti “giullarate” si affrontano con irriverente ironia tematiche sempre attuali: il potere, l’ingiustizia, la fame, la ribellione, la ricerca di una vita degna da condividere con gioia. I continui richiami all’attualità che fanno da cornice ai brani svelano il presente con le sue false ingenuità e ipocrisie, regalando al pubblico momenti di riflessione e comicità incontenibile. È un monologo senza scenario, musica e costumi che sollecita l’immaginazione e la partecipazione degli spettatori al punto tale da rendere quasi visibile, sulla scena, una molteplicità di personaggi, oggetti e luoghi”.

“I brani sono recitati in un linguaggio che mette insieme vari dialetti dell’Italia settentrionale e centrale: una lingua perfettamente comprensibile grazie alla gestualità di Pirovano. Il carattere della recitazione riporta alle origini della tradizione orale e della narrazione pura, che trova forza nella ricchezza del racconto e nella mimica dell’attore. È questo carattere che ha influenzato le generazioni teatrali successive a Fo, in particolare il suo diretto allievo Pirovano, che tuttora si impegna a portare nei teatri del mondo i testi dei suoi maestri”.

Articolo pubblicato su Vicenza Report il 6 febbraio 2020.